Descrizione
Il punto. Editoriale di Paolo Gualandris.
«Mi ha detto mio zio, che ha 80 anni e vive qui da sempre, che una piena del genere, con l’acqua arrivata alle stalle, non l’aveva mai vista». Non ha nascosto il proprio sconforto di fronte al disastro, Fabrizio Ambrosini, titolare dell’omonima azienda agricola di Vidolasco, tra le più colpite dalla paurosa esondazione del Serio che ha causato danni per centinaia di migliaia di euro in mezzo Cremasco.
Stivaloni ai piedi, era al lavoro per ripulire i box delle vacche e ricominciare ancora una volta da capo. «Per evitare che questo disastro si ripeta — ha detto lanciando un disperato Sos — vanno presi provvedimenti immediati». Il cuore del problema è tutto lì: tre allagamenti in pochi mesi sono un campanello d’allarme, la rappresentazione plastica della necessità di intervenire per la salvaguardia del territorio, non solo cremasco, ma dell’intera provincia, attraversata com’è da corsi d’acqua che certamente ne costituiscono la ricchezza ma, se non adeguatamente curati e monitorati, possono trasformarsi in problema.
Una questione che non riguarda le sole attività produttive, ma anche l’intera collettività. Ha fatto male al cuore vedere una famiglia ‘imbarcata’ su un canotto dei vigili del fuoco per essere salvata dalla piena a Vidolasco, così come è stato doloroso vedere le immagini drammaticamente spettacolari di ponti lambiti dalle acque e per questo chiusi, di case assediate dall’esondazione, di opere come le ciclabili lungo le sponde cancellate dalla furia della piena. Immagini che non vorremmo più rivedere, ma che rendono ancora più urgente la necessità di mettere il dossier ambiente in cima all’elenco delle priorità. Concetto, questo, ben chiaro al nuovo prefetto, Antonio Giannelli.
Fin dalle prime avvisaglie dell’emergenza, il prefetto ha doverosamente convocato il Centro coordinamento dei soccorsi. Ma, forte del suo mantra che prevenire è meglio che curare, non si è fermato lì. Convocherà a breve una riunione di analisi delle attività di monitoraggio e sorveglianza della piena con l’obiettivo di «un confronto approfondito con tutti i soggetti coinvolti, essenziale per individuare i punti sensibili del sistema idraulico fluviale e predisporre successivamente, sulla base dei dati disponibili, i necessari interventi in chiave preventiva. È responsabilità precisa della Prefettura mettere a punto le strategie e le azioni indirizzate a ridurre il rischio di alluvioni», ha spiegato.
Non senza aver sottolineato come la situazione sia stata gestita in maniera ottimale: «Il sistema ha retto bene grazie al lavoro di forze dell’ordine, volontari e vigili del fuoco e al contributo dei sindaci del territorio». Dobbiamo essere tutti grati al grande lavoro svolto nelle ore più difficili e, in particolare, al fatto di avere un sistema di Protezione civile che ancora una volta si è dimostrato all’altezza della situazione. Non è così scontato: il territorio conferma di avere un ‘esercito’ di volontari ben preparati e con le necessarie dotazioni.
Fuor di retorica: ‘angeli custodi’ che rappresentano un grande valore aggiunto della collettività, da sostenere, preservare e coadiuvare nel migliore modo possibile. Fortunatamente l’esondazione non ha preteso il prezzo del sangue, non abbiamo dovuto registrare vittime come invece è accaduto in zone vicine a noi. Il bilancio avrebbe potuto essere più drammatico. Invece, la precisione delle previsioni meteo e la mobilitazione di forze dell’ordine, vigili del fuoco e volontari ha fatto trovare il ‘sistema’ preparato. Il quesito che dobbiamo porci è semplice: fino a quando?
Tre alluvioni nell’arco di pochi mesi sono la migliore testimonianza che la frequenza di fenomeni come quello degli ultimi giorni sono destinati a ripetersi per abbattersi su un territorio sempre più fragile e vulnerabile. È necessaria una visione, come ha ammonito dalle colonne del Giornale di Brescia il professor Luciano Pilotti, del dipartimento di Scienze e politiche ambientali dell’Università Statale di Milano. «L’intreccio vizioso tra climate change e rischio idrogeologico — scrive — richiama per l’ennesima volta due fenomeni strutturali e uno indotto. Da una parte la realtà del cambiamento climatico con aumento di temperature e accelerazione di eventi estremi e, dall’altra, la fragilità del nostro equilibrio idrogeologico, la cui origine è inequivocabilmente di tipo antropico».
Il docente invoca una regia che indichi procedure e livelli di intervento del governo del territorio nei prossimi trent’anni. In attesa di linee guida nazionali sempre più urgenti (i fenomeni climatici non conoscono confini amministrativi) una parte dei piani di indirizzo viene delegata a livello locale e regionale. Ed è a questi livelli che si rischia di commettere errori potenzialmente irreparabili. Come in origine il progetto di rinaturazione del Po contenuto nel Pnrr. «I nostri pioppeti costituiscono uno straordinario patrimonio naturalistico, green, economico e anche di salvaguardia territoriale e sicurezza idrogeologica. Non possono essere ulteriormente messi a repentaglio in nome di certo malinteso e ideologico ambientalismo, che ha largamente ispirato la prima stesura del progetto di rinaturazione del Po incardinato sul Pnrr. Un piano che, per molte buone ragioni, insieme alle organizzazioni degli agricoltori abbiamo contrastato fin dall’inizio e continuiamo a contrastare. Col recente, importante risultato di un forte ridimensionamento conseguito in sede di Conferenza dei Servizi», ha non a caso ricordato l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessandro Beduschi, in un recente incontro al giornale.
Pragmatismo anziché ideologia. Valori che si chiede di onorare anche al nuovo presidente dell’amministrazione provinciale, Roberto Mariani, e al suo delegato alla partita, Graziella Locci, nominata proprio ieri. Non va dimenticato che proprio a questo ente sono delegate funzioni delicate quali la pianificazione strategica, territoriale e di tutela e valorizzazione dell’ambiente. Un ruolo al quale nel recente passato si è abdicato, correndo il pericolo di pagare un prezzo alto. Per non dover mai più dire, guardando preoccupati i nuvoloni all’orizzonte, «Piove governo ladro!». Dove per governo si deve intendere ogni amministrazione pubblica.
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Ultimo aggiornamento: 14 ottobre 2024, 07:51