Età del Bronzo
Ultima modifica 5 giugno 2024
Montecchio di Vidolasco, un insediamento dell'età del Bronzo Finale (X secolo a.C.)
Purtroppo la frammentarietà e sporadicità dei ritrovamenti impedisce la ricostruzione di un quadro soddisfacente del popolamento pre-romano nel Cremasco. È comunque certa la presenza dell'uomo nel territorio fin dal Mesolitico, grazie al ritrovamento di tracce di industria litica a Pieranica, Camisano, Ricengo ed Offanengo e nella successiva età del Rame per la quale abbiamo reperti da Vidolasco e Camisano, dove è possibile, in base ai cospicui ritrovamenti di superficie, ipotizzare la presenza di un insediamento di una certa importanza appartenente appunto a questo periodo .
L'età del Bronzo è testimoniata da reperti provenienti da Crema e da Ricengo, ma il sito più ricco di reperti e più importante in assoluto, non solo per il Cremasco ma anche per la Lombardia, è sicuramente Vidolasco.
La presenza di cocci nel terreno del dosso Montecchio a Vidolasco era nota già da alcuni anni quando il professor Pantaleone Lucchetti ne diede notizia al Congresso dei Naturalisti Italiani nel 1906 . Nel 1960 la Soprintendenza, grazie all'interessamento della contessa Ginevra Terni de' Gregorj, di don Angelo Aschedamini, e degli architetti Amos Edallo e Corrado Verga, procedette ad una prima indagine sul dosso Montecchio. Lo scavo, aperto tra giugno e luglio, si estese per circa 50 m2 e venne curato dall'assistente della Soprintendenza Angelo Cirillo sotto la direzione del prof. Ferrante Rittatore Vonwiller e del soprintendente Mario Mirabella Roberti.
Lo sterro rivelò la seguente stratigrafia: il primo livello incontrato era costituito da 15 cm di humus seguito da uno strato di 50 cm di terreno sassoso con rari cocci; il terzo livello era costituito da uno strato ricco di reperti, spesso circa 50 cm, seguito da uno strato di concotto (argilla indurita dal calore) dello spessore variabile tra i 10 ed i 25 cm e due buchi di palo; sotto questo livello vi era il terreno sterile.
Planimetria dello scavo
Non è possibile stabilire la forma, la natura e la funzione della costruzione alla quale appartenevano i buchi di palo e lo strato di concotto, che potrebbe essere un focolare, a causa della esiguità dei dati in proposito. È comunque certo che si tratta dei resti di un insediamento, ma allo stato attuale delle ricerche non è possibile stabilire se fosse di natura abitativa o artigianale oppure se assommasse entrambe le funzioni.
La maggioranza dei reperti è costituita da più di un migliaio di frammenti di vasellame di tipologia e dimensioni alquanto varie a seconda dell'uso al quale erano destinati, essi sono assegnabili al Protogolasecca tipo Cà Morta (X secolo a.C) ed a quello più antico tipo Ascona (XII-XI secolo a.C) oltre al tipo Este I.
Tra i reperti ceramici troviamo:
- urne bitroncoconiche ad orlo leggermente estroflesso e carenatura a metà altezza, decorate con sottili incisioni parallele lungo la gola e la spalla o costolature oblique lungo la carenatura;
- ciotole con l'orlo estroflesso e carenatura arrotondata, decorate con incisioni orizzontali, costolature oblique e verticali, solcature orizzontali sulla spalla;
- colatoi a vaso carenato con orlo estroflesso spesso con ansa a nastro, fondo piatto o conico e zona superiore decorata con incisioni a fasci convergenti o solcature oblique. I colatoi o colini, utilizzati forse per un?attività domestica legata alla lavorazione del latte, sono più numerosi che in altri insediamenti coevi;
- vasetti a corpo troncoconico con orlo estroflesso, gola profonda e forte carenatura, decorati con fasci di solcature lungo la spalla;
- vasi pseudo situliformi con pareti spesse, orlo appena rivolto in fuori, gola poco accennata, orlo a tacche o cordonato, decorati con impressioni a polpastrello o a tacche;
- vasetti fortemente carenati con decorazione plastica applicata;
- orci o dolii globosi con orlo molto estroflesso e cordonato, spesso decorati con coppelle sulla spalla; possono raggiungere il diametro di 77 cm;
- coperchietto decorato a cordicella e vasetti miniaturistici;
- rocchetti decorati con solcature, erano utilizzati nell'attività domestica della filatura;
- frammenti di elementi fittili dello spessore di un mattone, decorati con coppelle, protuberanze e solcature concentriche realizzate con le dita. Il Fusco ed il De Marinis le avvicinano ad analoghi reperti rinvenuti in Francia e in Svizzera dove sono interpretati come alari di terracotta ad uso rituale.
I reperti bronzei non sono molto numerosi, ma sono abbastanza significativi:
- punte e corpi di ardiglioni di fibule;
- frammenti di spilloni;
- una pinzetta di tipo tardo protovillanoviano, simile a quelle di Fontanella Mantovana ed Allumiere;
- spillone con capocchia fusiforme, affine ad un esemplare del ripostiglio di Pfeffingen (Baden-Wüttemberg) del tipo Cà Morta;
- una paletta rituale, con manico a tortiglione desinente ad anello, simile a quelle rinvenute nell'abitato di Badia Pavese.
I reperti ossei sono molto numerosi, si tratta di ossa animali e di corna di cervidi lavorate per ottenere manici di attrezzi, aghi, spilloni e dischetti forati con decorazioni incise che sono forse da interpretare come capocchie di spilloni.
I reperti faunistici hanno permesso di riconoscere dodici specie di animali.
Animali domestici:
- 7 individui di Bos taurus (bue).
- 5 individui di Sus palustris (maiale).
- 2 individui di Capra hircus e Ovis aries (pecore o capre).
- 1 individuo di Equus (cavallo).
- 1 individuo di Canis familiaris (cane).
Animali selvatici:
- 6 individui di Cervus elaphus (cervo).
- 5 individui di Sus scrofa (cinghiale).
- 1 individuo di Capreolus capreolus (capriolo).
- 1 individuo di Ursus arctos (orso).
- 1 individuo di Castor fiber (castoro).
- 1 individuo di Bufo bufo (gufo).
Si è calcolato che il rendimento in carne era costituito per il 63% dalla carne degli animali domestici e per il 37% da quella degli animali selvatici.
L'analisi di tutti i dati sopra esposti ci consente di concludere che sul dosso Montecchio di Vidolasco, attorno al X secolo a.C., esisteva un insediamento domestico di popolazioni dedite alla caccia, all'allevamento del bestiame, alla lavorazione del latte, alla filatura e tessitura. Non si può escludere la presenza di un luogo di culto - vista la presenza della paletta rituale in bronzo e dei frammenti fittili chiamati da alcuni studiosi "corni di consacrazione" - ed è probabile che vi fosse anche una produzione locale di manufatti ceramici di uso domestico.
Negli anni successivi agli scavi si è tentato di individuare dei confronti per i reperti di Vidolasco, ma solo recentemente si è giunti ad un esauriente inquadramento dell'ambito culturale al quale appartengono.
I bronzi e la maggior parte della ceramica sembrano databili al periodo Ha B 1, tipo Cà Morta e cioè al X secolo a.C ed hanno una certa affinità con l'area paleoveneta, anche se non mancano frammenti ceramici più antichi assegnabili al XII-XI secolo a.C.
Gli abitati del Bronzo Finale in Lombardia sono ancora poco noti; si hanno infatti tracce di insediamento all'Isolino Virginia (CO), Prestino (CO), a Rondineto (CO), Badia Pavese (PV) ma l'insediamento più importante e pubblicato con più ampiezza è senza dubbio quello di Montecchio di Vidolasco.
Il Protogolasecca tipo Cà Morta è una fase culturale assegnabile al X secolo a.C (Bronzo Finale) e costituisce la fase formativa della cultura di Golasecca dell'età del Ferro. l'area occupata è molto vasta ed è compresa tra la regione subalpina dei laghi (dove si trova la necropoli della Cà Morta nei dintorni di Como), fino al Po (presso il quale vi è l'abitato di Badia Pavese), dal Ticino (con la necropoli della Malpensa), al Serio (con l'abitato di Vidolasco).
Dall'analisi dei corredi tombali sembra che la civiltà protogolasecchiana fosse già gerarchizzata, dato che corredi più ricchi distinguono uomini e donne di un certo rilievo sociale dagli altri individui. Gli oggetti rinvenuti nelle necropoli e negli abitati testimoniano la vitalità degli scambi commerciali che venivano effettuati tra la zona caratterizzata dalla cultura di Protogolasecca e le aree vicine: l'altopiano svizzero interessato dalla cultura dei Campi d'Urne, l'area paleoveneta, l'Europa centro-occidentale in genere. Le merci scambiate, per quanto ci è consentito verificare, sono merci di lusso come l'ambra o gli oggetti di bronzo.